martedì 25 ottobre 2011

Recensione: The Fury of Firestorm #1 (The New 52)

Le ragioni editoriali delle scelte compiute per il rilancio DC Comics su molte testate sono immediatamente comprensibili. Per altre invece bisognerebbe essere nella testa di Dan DiDio e Jim Lee (o almeno avere una visibilità precisa dei dati di vendita pregressi) per sperare di decodificarle.

Firestorm The Nuclear Man - ennesino supereroe generato da un incidente atomico - non si può certo considerare il personaggio più gettonato della casa, ma ha svolto ruoli chiave nelle saghe Blackest Night e Brightest Day, entrambe specificatamente dichiarate come ancora valide dopo il reboot del DC Universe (salvo poi che a leggere alcuni albi del reboot c'è da dubitarne).

Inoltre, secondo un sondaggio compiuto dalla rivista Wizard anni fa, i lettori americani considerano Firestorm il nono personaggio più potente dei comics di tutti i tempi, dove con potente si intende proprio riferirsi alla "potenza bruta" dei suoi poteri. Per le logiche quasi puerili di approcio dei lettori americani ai fumetti, questo è un fatto che semplicemente non può essere ignorato.

Firestorm viene quindi ripreso anche nel rilancio, ma era lecito attendersi che nulla venisse buttato via del faticoso lavoro svolto (per oltre un anno) da Geoff Johns al fine di raccontarci il ritorno di Ronnie Raymond dalla morte e la sua fusione con Jason Rusch in un Firestorm tutto nuovo.

Invece no, si azzera di nuovo tutto. Non c'è mai stato un Firestorm prima nell'universo DC, e The Fury of Firestorm #1 è ancora una volta un racconto di genesi del personaggio.

Il plot di più lunga gittata è opera di Ethan Van Sciver e Gail Simone, ma ai testi c'è la sola Gail Simone. Nonostante la buona reputazione della sceneggiatrice, dall'abo d'esordio non si riesce a dedurre nulla su cosa si abbia intenzione di fare con Firestorm.

La genesi del supereroe occupa buona parte del numero, con l'effetto ben poco drammatico (direi quasi patetico) generato dal vedere i due liceali Ronnie Raymond e Jason Rusch fondersi per trasformarsi nell'uomo nucleare mentre sono impegnati in un'accesa discussione davanti agli armadietti scolastici.

Quella che era la peculiarità di Firestorm (l'essere guidato da due diverse volontà in disaccordo su tutto) viene accentuata fino a livelli piuttosto irritanti. Nei battibecchi fra Raymond e Rush la novità è che stavolta si sta calcando molto la mano sulle tensioni a sfondo razziale (Raymond è nero, Rush è bianco). Spunto potenzialemnte interessante, ma allo stato attuale i loro ligiti risultano soltanto puerili.

Raymond e Rush qui sono ancora separati
ma si fonderanno in... qualcosa!
La prima parte dell'albo invece ci mostra un gruppo di spietati terroristi alla ricerca delle (ridicole) bottigliette nucleari che sono alla base della stessa genesi di Firestorm, con condimento di una scena noir di crudeltà semplicemente tremenda (vero marchio di fabbrica di Simone).

A lettura conclusa, la fiducia a Gail Simone andrebbe concessa solo sulla parola. Quest'esordio è davvero penoso e le caratterizzazioni,  a esser buoni, sono molto abbozzate e incerte.

I disegni di Yildiray Cindar sono ordinari, senza guizzi artistici particolari, capaci di moderato vigore solo nelle scene d'azione. Probabilmente non è neanche completamente colpa sua, dato che la colorazione di Steve Buccellato tende a impastare un po' tutto, colori e chine, nel tentativo maldestro di inseguire un effetto pastellato.

Forse bisognerebbe essere un adolescente per godersi questo The Fury of Firestorm #1. O almeno essere quel modello teorico di adolescente a cui Gail Simone e i suoi dirigenti pensano che i loro lettori dovrebbero conformarsi.


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