venerdì 30 settembre 2011

Recensione: OMAC #1 (The New 52)

O.M.A.C. è una creazione anni '70 di Jack Kirby, personaggio riproposto oggi fra i titoli DC Comics nell'ambito del rilancio editoriale The New 52.  Ai testi di OMAC #1 c'è Dan DiDio, uno dei due direttori editoriali della DC Comics, coaduivato alle matite da Keith Giffen.

Il fumetto originale di Jack Kirby si concentrava (nell'intenzione originaria del suo autore) su una sorta di versione futuristica di Capitan America, un uomo che possiede una potenza di attacco pari a quella di un battaglione e che difende pace e libertà agli ordini di una Agenzia per la Pace Globale.

Si tratta di una delle creazioni minori di Kirby, che non ebbe fortuna e la cui serie del 1974 fu cancellata dopo soli 8 numeri, lasciando per altro incompleta la narrazione.

O.M.A.C. ha avuto altre apparizioni successive, il cui valore è più di revival nostalgico verso l'opera complessiva di Kirby che di appetibilità commerciale del prodotto.

Il vecchio OMAC
In un recente restyling, i poteri del personaggio sono stati attribuiti a esperimenti di nanotecnologia piuttosto che a trasformazioni computer-ormonali (indotte a comando dal segnale proveniente da un satellite in orbita). Il che è sostanzialmente la stessa cosa, a ben guardare, ma anche le parole possono fare la differenza fra un concetto che viene avvertito come moderno e uno che non comunica questa sensazione.

Però non è quest'ultima la versione di Omac che viene ora recuperata, preferendo tornare (ma non del tutto) alle origini. Per OMAC #1 si è scelto di emulare (omaggiare?) pari-pari il tratto di Kirby. L'idea in sé di questo approccio grafico mi lascia perplesso per tanti motivi, e a dirla tutta mi lascia perplesso anche il risultato. 

Il nuovo OMAC
Keith Giffen è un geniaccio con un talento certamente inventivo e versatile, lo ha dimostrato più volte. Ma è abbastanza lontano dallo stile di Kirby e difficilmente - lui come chiunque altro - può evocare nelle vignette la stessa possenza grafica del re dei comics.

Ogni operazione nostalgico-Kirbyana finisce per tradursi in un vuoto esercizio di stile che da Kirby trae solo una vaga somiglianza esteriore. Ne è un esempio Godland della Image Comics (qui le cover di questa serie), titolo interessante nelle premesse e discreto nei testi, ma pedante nella emulazione del tratto di Jack Kirby fino a produrre risultati (in my humble opinion) a dir poco terribili.

E c'è da aggiungere che per quanto vigoroso, immaginativo e immediatamente comunicativo, Kirby non faceva più breccia fra le generazioni più giovani già durante l'ultima parte della sua carriera. A che scopo inserire una proposta come OMAC in quella che dovrebbe essere una operazione di rilancio editoriale mirata proprio a imbarcare lettori che ai fumetti non si sono mai avvicinati prima?

Lord Mokkari
Ci ho pensato un po' e l'unica risposta che mi sono saputo dare è che, in caso di successo, DC Comics avrebbe l'occasione per riproporre a un pubblico nuovo l'ennesima ristampa della vasta produzione Kirbiana anni '70. Il che non fa mai male, per carità, ma la racconta lunga sulla profondità di analisi con cui il rilancio DC Comics è stato pensato (una roba del tipo se la DeLorean passa sotto il cavo elettrico proprio a 88 miglia orarie e proprio mentre il fulmine si abbatte sull'orologio di Hill Valley).

L'emulazione Kirbiana in OMAC #1 si spinge ben oltre che la semplice imitazione delle anatomie, delle pose corporali o del tratteggio. Anche la costruzione della tavola è molto Kirbyana (tavole da quattro vignette uguali disposte su due righe e due colonne) così come le inquadrature o l'uso ridondante di didascalie che descrivono l'azione già mostrata dal disegno, per rafforzarne pomposamente l'epica.

Dubbilex e i soldati senza volto
Fin qui sono stato abbastanza severo. L'albo è leggibile, ben disegnato, sceneggiato con ritmo discreto e, a suo modo, godibile, ma davvero non mi spiego come il pubblico odierno possa avvertire questa proposta come qualcosa di diverso da un semplice esperimento dal sapore di muffa, per altro basato su una creazione di Kirby che non ebbe il tempo di svilupparsi adeguatamente.

Veniamo allora alle (poche) differenze con la versione di Kirby: quando Buddy Blank si trasforma in Omac assume un aspetto mostruoso e iroso, invece che mantenerne uno umano. Quindi invece che un emulo futuristico di Capitan America abbiamo più qualcosa che ricalca lo stesso problematico dualismo di Hulk/Bruce Banner.

Un'altra differenza con la versione di Jack Kirby è l'inclusione di altri personaggi e ambienti creati sempre da Kirby, ma che originariamente nulla avevano a che fare con Omac: Lord Mokkari, Dubbilex, il progetto Cadmus. Per mettere al centro della scena queste figure certamente più suggestive di quanto non fosse l'Agenzia per la Pace Globale, Dan DiDio sceglie di relegare sullo sfondo i soldati senza volto dell'Agenzia, di fatto riducendoli al ruolo di semplici sgherri-macchietta e distruggendo la concezione originaria di Omac.

Azione Kirbyana
Non riesco sinceramente a capire questa ambiguità fra un recupero di Kirby che in alcuni aspetti è minuzioso e pedante fino a mettere a rischio l'appetibilità a lungo termine del titolo, e in altri si lancia liberamente in reinterpretazioni libere e distruttive dell'immaginario originale senza rimpiazzarlo con qualcosa di realmente interessante.

Conclusione? Albo divertente nel suo omaggio al Re, e anche piacevole nei disegni, ma è improbabile che riesca a agganciare a lungo molti lettori (vecchi o nuovi che siano). Forse inserirlo nell'operazione The New 52 non è stata l'idea più geniale del mondo.

Quando chiudi un albo e, chiedendoti se ti sia piaciuto, ti verrebbe da rispondere che la colorazione era davvero brillante, forse è perché proprio non sei riuscito a comprendere dove si volesse andare a parare. 

Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!


DC Comics Reboot: The New 52 - tutte le recensioni

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